Aveva un migliore amico. Ora continua ad averlo vicino. Ora ce l’ha addosso. Ne veste i panni e lui veste i suoi. Difficile dire chi sia chi, la fusione è avvenuta in maniera tanto perfetta da non riuscire più a distinguere il confine tra l’uno e l’altro. L’essenza di Soren e il suo cuore giacciono in un petto che ha perso i propri.
Soren avrebbe dovuto essere un animale, una bestia selvatica, un Haunted figlio di Haunted, un miracolo, l’eccezione, dopo tanti aborti spontanei, due gemelli morti e un parto che costò la vita della madre. L’assassino perfetto. Avrebbe dovuto, ma Soren nasce minuto un animo sensibile, _troppo umano_. Un
o scarto, proprio come lui. E, proprio come lui, nella vastità delle Wastelands si sentiva stretto, la sua lu
ce oscurata dalla polvere di un terreno troppo arido per potervi crescere alcun che.
Passa la maggior parte dell’infanzia in forma animale, è più facile così. Non si sente meno la fame, ma il peso di essere una delusione per chi si ama si allegerisce. Conosce l’amico una sera d’inverno, quando una fuga per aver trafugato qualche pezzo di pane ammuffito si trasforma in una corsa per la sopravvivenza. Dal gelo che lo stesso passo svelto che erano costretti a tenere trasfo
rmava in un vento tagliente, sferzando le loro guance incavate, dal rifiuto di genitori assenti e dell’agonia di non essere ciò che gli altri si aspettassero.
Da allora non si sono più lasciati.